domenica, Aprile 28, 2024
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Il Club Neuroradiologico Primavera

Recensione di Paola Cosmacini

Come bene scrive Andrea Rossi nella Presentazione al volume di Giuseppe Scotti, «ricordare è ritornare al cuore». È vero. Per noi oggi il cervello è l’organo principe, ma nelle nostre parole l’organo totipotente è ancora il cuore; la semantica lessicale della parola cuore – grazie anche alla lezione aristotelica – non ha dismesso i suoi «panni egizi»: anche oggi quando scriviamo «mi ricordo» – cioé riporto al cuore – non facciamo altro che eleggerlo a sede della nostra memoria, proprio come fu per gli Egizi.

Scritta da Scotti nel primo lockdown quando «assieme alle persone se ne andavano ampi pezzi di memoria», la storia del Club Neuroradiologico Primavera di cui egli fu parte fu «un’avventura intellettuale fuori dalla norma». E ben lo si comprende leggendo il corposo volume fatto di documenti, articoli, lettere, e da una galleria di varie immagini fotografiche: un vero collage di ricordi che, dunque, vanno dritti al cuore di chi legge.

Il protagonista è Giovanni Ruggiero (1922 – 2009), il neuroradiologo che nel 1969 fa inserire la propria disciplina, e cioè la neuroradiologia, nel novero delle discipline della Nuova Legge Ospedaliera; per queste è prevista la possibilità dell’istituzione di reparti indipendenti e dunque è un successo importantissimo: la “pietra miliare” sulla quale sarà successivamente costruita tutta la neuroradiologia degli ospedali italiani.

Giovanni Ruggiero è – come egli ama definirsi – un “medicoscrittore”, un istrionico dottore, primario della neuroradiologia dell’Ospedale Bellaria di Bologna, dove nel 1974 installa il primo TAC EMI italiano. Il secondo verrà installato poco dopo da Salvolini ad Ancona. Seguiranno quelli dell’Istituto Besta (Passerini), di Verona (Benati), e di Udine (Leonardi). Il TAC che sarà installato ad Udine nel 1977 sarà un Artronix, il primo sistema della terza generazione, con possibilità di sezioni sottili e di ricostruzioni multiplanari.

Il TAC ospedaliero di Bologna era gestito da Ruggiero “in doppio”, cioè con un altro tomografo ad uso “privato” installato in una casa di cura. Nel 1975 Ruggiero paga il suo “prorompente” atteggiamento ed è vittima di un sequestro: lasciato incatenato al cancello dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna gli è intimato di rinunciare al suo strapotere medico-sanitario. Così non sarà. Nel 1975 verrà eletto Presidente della European Society of Neuroradiology e successivamente ne verrà nominato Presidente Onorario.

Nel 1990 accade ciò che Pepe Scotti racconta in modo avvincente: l’eccentrico Ruggiero matura l’idea di dar vita a una associazione di neuroradiologi che chiama Club Neuroradiologico Primavera, sulla scia delle Primavere Radiologiche Bolognesi organizzate precedentemente. Le riunioni si terranno in luoghi ameni, più spesso in montagna, e gli incontri, della durata di alcuni giornate, vedranno succedersi durante il giorno un certo numero di relazioni scientifiche, mentre le serate saranno allietate dallo stesso Ruggiero con testi in prosa e poesie di sua creazione. Nel libro Scotti bene rievoca la figura di Ruggiero, Cavaliere dell’Ordine della Legione d’onore, e fornisce un catalogo ricco di testimonianze di quella esperienza (1990-2010). Esperienza però elitaria: nel corso dei vent’anni in cui si svolge questa “avventura intellettuale” il Club passerà dagli iniziali 17 membri ai 54 dell’ultimo incontro. Leggendo il libro si seguono relazioni umane e rapporti professionali, mentre si ripercorrono le riunioni del Club che – nei ricordi di Rossi – «non [era] un circolo chiuso, ma una fucina di talenti, una scuola di Neuroradiologia intesa come scuola di etica e di vita, che ha permeato e impollinato l’intera Neuroradiologia italiana portandola a essere una delle più grandi al mondo».

Andrea Falini ricorda: «il Club Primavera per molti di noi ha rappresentato un momento fondamentale nel nostro percorso professionale ed umano. Io gli devo molto». Scorrendo le pagine di questo libro multiforme, interessante e a tratti, anche, divertente, tutto ciò si comprende molto bene. Il libro è dunque un omaggio ai protagonisti di questa avventura che in modo originale hanno contribuito allo sviluppo della neuroradiologia. Ma non solo. È un documento importante perché – come scrive Scotti – nel clima degli incontri del Club «è progressivamente emersa, si è evidenziata e identificata una vera e propria classe dirigente che pur nella diversità delle personalità, delle sensibilità, delle opinioni ha trovato una armonia di intenti che molto ha contribuito alla crescita professionale, scientifica e umana della neuroradiologia italiana».

In definitiva, si tratta di un libro che per alcuni – a principiare da chi fu coinvolto in tali esperienze – può servire a ricordare, nella accezione etimologica da cui siamo partiti, mentre per i più – meno coinvolti in codesti tipi di “avventure” (come chi scrive) – insegna a rammentare, e cioè a riportare “semplicemente” alla mente.

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